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Imborgia: “Per il Palermo servono i soldi veri. Lo sfogo di Bellusci…”

L’intervista all’agente palermitano sul caos societario in casa rosanero: “Quando succedono queste cose si pone l’attenzione sugli addetti ai lavori, anch’io non ho preso soldi al Parma, ma le tragedie sportive sono per gli impiegati e per il tifoso”

Sulla situazione caotica in casa Palermo interviene anche l’operatore di mercato palermitano Antonio Imborgia, che intervistato da tuttomercatoweb.com dice la sua sulla nuova proprietà, sulla squadra guidata da Stellone e sul Renzo Barbera.

“Come si gestisce questo momento? Non si gestisce… non c’è un modo. Ci vogliono i soldi per pagare gli stipendi e iscriversi al campionato. Poche chiacchiere, serve un compratore che metta soldi freschi e di provenienza certa. Sul campo la squadra sta facendo bene, contro il Foggia al di là del pareggio la partita è stata ben giocata. L’allenatore è bravo, Foschi pure e in questi momenti può dare una mano. Da palermitano fa malissimo… poi non ho mai avuto la possibilità di fare qualcosa per il Palermo”.

“Non penso ai calciatori o all’allenatore: se al Palermo dovesse andare male loro troveranno nuove sistemazioni – prosegue Imborgia , chi poi è davvero penalizzato è l’impiegato, il magazziniere, il tifoso. Quando succedono queste cose si pone l’attenzione sugli addetti ai lavori, anch’io non ho preso soldi al Parma, ma le tragedie sportive sono per gli impiegati e per il tifoso. Lo sfogo di Bellusci ha provocato una risposta importante: la gente deve andare allo stadio, riempire il Barbera e aiutare questa squadra ad arrivare prima con dieci punti di vantaggio”.

Sulla nuova proprietà del Palermo il giudizio dell’operatore di mercato palermitano è severo: “Si sono avvicinati tanti personaggi con una provenienza poco chiara. Non dico che sono delinquenti, ma per fare calcio con l’indebitamento del Palermo ci vogliono i soldi veri. I bonifici. Per comprare il Palermo ci vuole un privato o un gruppo con un fatturato a tanti zeri, perché fare calcio comporta spese notevoli. Non voglio fare l’uccello del cattivo augurio, ma da un punto di vista societario non la vedo facile. Questo esula dal piano sportivo – conclude – perché non è che se la squadra non prende lo stipendio smette di giocare…

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