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Palermo, “club incompatibile con l’etica sportiva” e “violazioni reiterate nel tempo”

Pubblicate le motivazioni della sentenza di appello in cui i rosanero hanno ricevuto 20 punti di penalizzazione e 500 mila euro di ammenda. Unica nota positiva le parole sulla nuova proprietà

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha salvato il Palermo dalla Serie C, ma ha confermato l’impianto accusatorio della procura federale condannando il Palermo a 20 punti di penalizzazione, che hanno fatto perdere la qualificazione ai playoff, e al pagamento di 500 mila euro di ammenda per illecito amministrativo.

Nelle 65 pagine in cui i giudici federali spiegano le loro decisioni si legge che “la condotta complessiva del Palermo denota una situazione che risulta palesemente incompatibile con qualsiasi concetto di etica sportiva e merita l’adozione di una sanzione adeguata e necessariamente afflittiva“. Pur ritenendo la retrocessione in Cadeguata e proporzionale alla gravità delle violazioni accertate“, per i giudici d’appello la sanzione merita una “corposa rideterminazione in riduzione per insufficienza di prove nella quantificazione delle voci di bilancio alterate e il loro impatto sull’iscrizione ai vari campionati, pur restando gravi le diverse violazioni accertate e reiterate nel tempo, indice di una gestione economico finanziaria e patrimoniale della società lontana dalle regole di prudenza contabili, nonché dai principi di lealtà probità“.

Le uniche note positive emergono per la nuova proprietà che si è presentata in giudizio con la Sporting Network.Ritiene, poi, possibile – questa Corte – valorizzare il comportamento tenuto, nella immediatezza, dal nuovo assetto proprietario della società. Siffatta valorizzazione appare, infatti, funzionale non solo alla equa commisurazione della pena alla concreta fattispecie ed all’oggettivo disvalore della condotta, ma anche strumento logico – razionale di incentivo verso comportamenti virtuosi di soggetti che, acquisita la società, provvedano a sanare tutte le pendenze, nonché a corrispondere gli emolumenti ancora dovuti a dipendenti e collaboratori. Diversamente opinando, del resto, nel caso di specie, la rigida applicazione della sanzione nella sua misura generale si tradurrebbe in un disincentivo all’ingresso nel mondo dello sport di assetti societari che, segnando una netta discontinuità rispetto alla gestione passata e, comunque, prendendo atto della situazione debitoria, diano segnali di solidità economica e correttezza nell’osservanza delle regole federali in materia“.

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