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Palermo, Mirri difende il mister: “Pergolizzi non è Mourinho come io non sono Agnelli”

Il presidente rosanero ai microfoni di 7Gold ha parlato del momento che sta attraversando la squadra e il suo allenatore. “C’è pressione, ma se non andiamo in C il primo ad andare via sarò io”

È evidente che ci sia una pressione fortissima con la città che non si sente in Serie D. Siamo una squadra che è obbligata a vincere, lo sapevamo già ad agosto quando abbiamo iniziato il ritiro e a luglio quando abbiamo accettato questa sfida. Spero che i tifosi possano capire che questa pressione non aiuta considerando che l’unica nostra volontà è quella di vincere”. Così il presidente del Palermo Dario Mirri ai microfoni di 7Gold ha parlato del momento della sua squadra.

Dagli spalti anche io avverto questa pressione – continua Mirri – che è davvero forte domenica dopo domenica. Credo che ci sia una paura diffusa dopo le pessime esperienze subite da noi tifosi nel corso degli ultimi anni. Credo che questo sia un eccesso di affetto che in alcune circostanze bisognerebbe razionalizzare. Appartenenza? Per me vuol dire tifare per la squadra a prescindere dai risultati, ricordiamoci che tutti possiamo sbagliare: dal presidente al giocatore in campo fino all’allenatore. Siamo in Serie D e non più in A, i tifosi che vengono allo stadio sanno che dobbiamo vincere. Dobbiamo superare questo anno e andare via da questa categoria, andiamo avanti e cerchiamo di vincere tutti insieme”.

A proposito dei fischi all’allenatore del Palermo Rosario Pergolizzi, Mirri sottolinea che non è la prima volta che l’allenatore rosanero viene contestato. “Ci sono stati anche domenica scorsa contro il Troina – dice il presidente del Palermo – quando non abbiamo vinto e sbagliato due rigori, non credo li abbia tirati Pergolizzi. Il mister può commettere errori come può capitare a me, ricordiamoci che la squadra è prima in classifica con 10 vittorie consecutive ottenute e un totale di 14 successi su 18 gare. Non voglio essere pesante nei riguardi dei tifosi ma abbiamo subito ben 11 reti in casa e solo 1 in trasferta, ci saranno stati anche degli errori tecnici ma subire così tanto tra le mura amiche non è casuale. Torniamo quindi a parlare di quella pressione che la città, per eccessivo amore, causa alla squadra. Ricordo che in alcune stagioni era il pubblico che vinceva le partite, dobbiamo tornare a quella bolgia e tornare a tifare. Io ricordo quando un tempo gli avversari, arrivando al “Barbera”, avevano timore. Dobbiamo tornare a creare quell’atmosfera, fatta di persone che tifano soltanto Palermo e che non vanno allo stadio per contestare i giocatori, l’allenatore e la società. La società sembra abbia per i tifosi ereditato una responsabilità del passato, ma io non sento di averla. La società sta facendo il possibile per voltare pagina”.

Mirri ha parlato anche della D e del mercato. “La Serie D non è uno spettacolo sublime – dice Mirri –  anche se le partite non mi sembrano tanto diverse da quelle che vedevano l’anno scorso in B. Noi dobbiamo solo vincere in qualsiasi modo, non mi aspetto grandi allenatori o giocatori. Ricciardo lo scorso anno ha segnato 20 gol e dopo avere sbagliato il primo rigore è stato contestato. I nostri quattro attaccanti hanno fatto un totale di 60 gol nella passata stagione. Non ho dubbi, e non devono averli neanche i giocatori, sul fatto che la nostra rosa sia quella di maggiore qualità. Il Savoia sta facendo un campionato straordinario ed hanno vinto al “Barbera”, ma noi siamo più forti. Il pubblico deve esserne convinto, perché se abbiamo paura continueremo a soffrire. Bisogna sostenere la squadra”.

A chi gli riporta i dubbi di alcuni tifosi sulla solidità economica della sua società, Mirri risponde che il Palermo ha sempre tenuto un profilo normale. “Forse Palermo non è abituata a questa normalità – dice Mirri – e si aspetta qualcuno che faccia show. Io e Tony Di Piazza abbiamo immesso un capitale sociale di 15 milioni in Hera Hora. I tifosi, tramite l’azionariato popolare, hanno raccolto 68mila euro. A questo punto abbiamo immesso direttamente nel Palermo 6 milioni e 800 mila euro di capitale. Quale società in Serie D ha un capitale sociale di questo calibro? Non lo so, ma non credo ce ne siano tante. Dal punto di vista economico il Palermo non ha nulla da invidiare alle altre. Abbiamo qualcosa in più, che è l’onestà e la correttezza nel voler vincere il campionato da parte di tutti i membri dello staff. Da soli ci riusciamo, ma con i tifosi ci riusciremo prima“.

Nell’ultima parte dell’intervista Mirri ha difeso il suo allenatore. “Pergolizzi è uno dei pochi tecnici che non è stato raccomandato per ricoprire questo ruolo – ammette il presidente – A luglio abbiamo subito decine di pressioni e raccomandazioni di potenziali altri allenatori rosanero, che hanno fatto di tutto per essere preferiti a lui. Pergolizzi è stato scelto per i suoi meriti rispetto alla categoria. Non è certamente Mourinho, come io non sono Agnelli. È un eccellente allenatore per la Serie D, siamo primi e la squadra ha raccolto ottimo risultati. L’allenatore sbaglia come qualsiasi essere umano, credo che stia dimostrando una grande pazienza di fronte alle critiche. Sa bene che deve vincere, ma nel caso in cui non accadrà il primo ad andar via sarò io. Il Palermo deve andare in Serie C. Tutto il progetto passa dalla promozione, non possiamo permetterci errori. Abbiamo fatto grandi investimenti e il nostro coinvolgimento è totale. Faremo di tutto per andare in C, per questo abbiamo preso dei giocatori per colmare l’assenza di Santana che è pesante. Mario è insostituibile per le sue capacità, ma soprattutto per quello che rappresenta all’interno del gruppo. Speriamo presto possa rientrare. Mercato? Non sono io a dover rispondere. Io e Tony Di Piazza faremo di tutto per accontentare le richieste del nostro direttore sportivo, non ci tiriamo indietro. I tifosi possono stare tranquilli. In altri anni sono arrivati a gennaio giocatori non adatti, in questo caso prenderemo soltanto giocatori utili a migliorare la rosa o sostituire qualcuno. La squadra è ottima in tutti i reparti, ma se ce n’è bisogno faremo degli interventi. Non penso che l’innesto un giocatore in Serie D possa cambiare le sorti del campionato in sedici partite. Ciò che conta è l’atteggiamento della squadra. Io temo che i risultati altalenanti derivino da un problema di mentalità e di autoconvinzioni legate alle pressioni, che allo stadio si avvertono. Noi dobbiamo vincere tutte le partite ingoiando qualsiasi cosa, dall’allenatore ai rigori sbagliati. Se non siamo bravi a restare uniti e il pubblico non ci sostiene diventerà complicato. I giocatori di Serie D non sono professionisti abituati a reggere la tensione, dobbiamo aiutarli a sopportare questa pressione e non buttarli giù“.

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