Ignazio Arcoleo, storico ex allenatore del Palermo, si è raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Dagli esordi da allenatore a Mazara – “Lì dicono che Guardiola mi ha copiato (ride), perché il tiki-taka lo facevo già io all’epoca” – passando per Trapani, dove scoprì Marco Materazzi.
“Arriva questo ragazzo alto un metro e 92 e mi dice: voglio diventare
un calciatore. Era scoordinato, sembrava camminare sui trampoli. Il padre allenatore, Beppe, gli aveva consigliato di giocare a basket. Ci ho lavorato, due anni dopo Marco ha debuttato in Serie A. Un altro che ho lanciato è stato Vincenzo Italiano, giocava negli Allievi del Trapani, aveva sedici anni, era piccolino, timido: lo feci esordire in C1″.
Ovviamente non si può non parlare del Palermo dei Picciotti: “Stagione 1995/96, alleno il Palermo. Non c’è una lira per fare la squadra. Prendo di petto la situazione, non sono uno che si tira
indietro difronte alle difficoltà. E dico: ci penso io. Nasce la squadra dei siciliani. Assennato, Compagno, Lo Nero, Galeoto, Pisciotta, Tanino Vasari e Giacomo Tedesco tutti di Palermo, Nino Barraco di Marsala: sono loro i picciotti. Imbattuti nelle prime 11 giornate, 7° posto finale, stadio della Favorita sempre pieno, ogni volta un miliardo di lire di incasso. In Coppa Italia abbiamo eliminato il Parma di Zola e del Pallone d’oro Stoichkov, era la squadra che tre mesi prima aveva vinto la Coppa Uefa; e poi il Vicenza di Guidolin. Mi chiamò anche Sacchi, all’epoca c.t. della Nazionale: “Ignazio, ma quanto corrono i tuoi ragazzi?””.