Ieri sera in occasione di Palermo-Foggia si è registrato il secondo peggior dato spettatori della stagione. L’urlo commosso del difensore rosanero: “Dobbiamo stare insieme, tutti, combattiamo, 40 mila, per la Serie A!”

Lasciati soli. Con gli occhi gonfi e la voce incerta, ieri sera Giuseppe Bellusci si è preso la gravosa responsabilità di dire le cose come stanno: il Palermo è stato lasciato solo.
Da una società che non riesce ancora a dare ai suoi tesserati garanzie sul prossimo futuro, ma ancor più da chi, in un momento di grave difficoltà, avrebbe il dovere, se non la missione, di sostenerlo.

Il Renzo Barbera è ancora, una volta di più, un enorme teatro per una piccolissima platea. Ad assistere al match contro il Foggia erano in 4.617, la metà dei quali abbonati. Freddo e pioggia hanno certamente influito, ma il trend è questo e non si inverte ormai da due anni, ad eccezione del periodo low cost nella seconda metà della scorsa stagione, quando il prezzo dei biglietti di curva fissato a due euro – e la sensazione che il Palermo potesse raggiungere l’obiettivo – hanno spinto qualche migliaio di tifosi a lasciare la poltrona di casa per accomodarsi sui seggiolini del Barbera.

Il dato di ieri sera peggiora la già imbarazzante media spettatori a Palermo, adesso ferma a 6.355 presenti per match. Nella quinta città più popolosa d’Italia, con la squadra fino a ieri capolista ed oggi comunque a +4 sul terzo posto, con un allenatore che prima del black-out dell’anno nuovo non ne aveva sbagliata una. I 4.617 di Palermo-Foggia rappresentano il secondo peggior dato stagionale, dopo quello registrato in occasione di Palermo-Cosenza, quando gli spettatori erano 100 in meno.

Da qui, da questi dati sconfortanti e dal mare incerto in cui naviga oggi il Palermo, il grido di Bellusci: “Non lasciateci soli”. Chissà se all’accorato appello del difensore rosanero il Barbera risponderà presente già dalla prossima sfida interna. Non una partita qualunque: venerdì 15 febbraio arriva il Brescia capolista. Il momento giusto per riabbracciare la squadra.