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Pomini non si nasconde: “Ecco perché mi sento il portiere del Palermo”

L’intervista al portiere rosanero, decisivo ai fini del risultato nel match di sabato scorso contro il Livorno: “Abbiamo un obiettivo che non dobbiamo farci sfuggire”.

Un miracolo su doppia deviazione ravvicinata e un intervento decisivo sul gran tiro di Alino Diamanti: contro il Livorno è stato Alberto Pomini il protagonista indiscusso del Palermo. Perché il pareggio maturato dopo i gol di Moreo (l’altro MVP rosanero) e Raicevic non si è trasformato in un clamoroso k.o. interno proprio grazie all’esperienza del portiere classe ’81, in campo per sostituire Brignoli, colto da sindrome influenzale a poche dal match.

L’ex Sassuolo si è fatto trovare pronto. Al Corriere dello Sport Pomini traccia la strada, l’unica, che la squadra di Stellone deve seguire quest’anno: “Più che per me, sarà un anno importante per il Palermo: abbiamo un obiettivo che non dobbiamo farci sfuggire. Dopo la delusione della passata stagione, c’è voglia di rivalsa e di completare il cammino. Anche la mia strada si incanala in questa direzione e spero di dare un contributo personale per raggiungere la A. Sono onorato di difendere i pali del Palermo – prosegue Pomini – e la mia speranza è di continuare per molto, magari scalando un’altra posizione nella classifica dei numeri uno più anziani… Come già detto al mio arrivo, mi sento il portiere del Palermo a prescindere che abbia più o meno spazio perché oggi il calcio, in ogni ruolo, ha bisogno di giocatori che si equivalgano per competere”.

L’anno scorso ha scalato le gerarchie a scapito di Josip Posavec; in questa stagione il competitor si chiama Alberto Brignoli“Per capire cosa possa avere dato a “Brigno” bisognerebbe chiederglielo. Con lui, ho instaurato un rapporto di lealtà e amicizia. Comunque, sa che, da parte mia, ci sarà sempre competizione perché aiuta a mantenere alto il livello degli allenamenti. Poi, le qualità di Alberto non si discutono. È moderno, bravo con i piedi e nella lettura delle azioni e, se trova continuità, ha davanti a sé 7/8 anni ad alti livelli”.

A marzo compirà 38 anni, eppure Pomini non ne fa una questione di età: “Mi piacerebbe restare in porta fino agli “anta” e a 30 dicevo: se sto bene arrivo a 35… non mi pongo limiti. Credo sia l’emozione che hai dentro a decidere. A una certa età, se arrivi al campo con la frenesia di allenarti, anche se giochi poco, puoi continuare. Quando vedi che non hai più voglia – conclude – allora meglio dire basta“.

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