L’ex Presidente della Figc, Carlo Tavecchio, intervistato dal Giornale di Sicilia, commenta la vicenda rosanero alla luce delle stringenti regole adottate sotto la sua gestione per evitare nuovi “casi Parma”
Carlo Tavecchio ha vissuto il dramma sportivo del fallimento del Parma. Allora (nel 2015) c’era lui alla guida della Federazione e fu proprio il massimo dirigente federale, successivamente, a promuovere un regolamento più stringente per evitare che altri dirigenti sprovveduti e sprovvisti delle necessarie credenziali causassero dolorosi fallimenti di società professionistiche. A Parma i protagonisti (in negativo) furono Ghirardi e Manenti. Nasce proprio dopo il fallimento dei ducali l’esigenza delle ormai note garanzie di solidità finanziaria e onorabilità da presentare alle istitizioni calcistiche, pena la mancata affiliazione.
Proprio quei documenti che oggi il “nuovo” Palermo non ha presentato in maniera completa e soddisfacente alla Lega di B, tanto che – stando a quanto scritto da autovoli testate – oggi i rosanero sarebbero fuori dal calcio professionistico: “Se uno acquisisce più del 10% di un club – ha detto Tavecchio al Giornale di Sicilia – deve presentare una copertura assicurativa e una lettera di patronage da parte della banca, e la banca in questione deve essere di primaria imporanza nazionale o estera. E’ chiaro che nel caso in cui il socio, addirittura di maggioranza, non provvede a presentare questa documentazione, la Federezione non può concedere l’affiliazione”.