Il pubblicitario palermitano intervistato sottolinea la sua voglia di dare un’altra volta una mano alla squadra della sua città e in due interviste a Gazzetta dello Sport e Sky spiega i suoi piani
“Diciamo basta alle colonizzazioni e agli avventurieri. È ora che noi palermitani ci diamo da fare“. A dirlo è Dario Mirri, l’imprenditore palermitano che a febbraio con 2,8 milioni di euro in contanti ha salvato il Palermo dalla penalizzazione e oggi è pronto a rifondare il club. Mirri ha prlato in due interviste a Sky e alla Gazzetta dello Sport.
“I giovani sono il futuro e il Palermo si deve basare su di loro; una linea che si deve seguire nel sud in generale. Questa è una città accogliente, bisogna fare una rivoluzione culturale e Palermo ha le caratteristiche per farlo, riappropriandosi della propria cultura. Da tifoso sono sconvolto come tutti, da cittadino scandalizzato che si consenta a certa gente di comportarsi in questo modo prendendo in giro la quinta città italiana e le istituzioni, se quel che leggo è vero, questa vicenda è uno scandalo italiano. Sagramola? Intanto è un mio carissimo amico, poi è un dirigente serio e competente che può dare sicuramente il suo grande contributo. Sa lavorare con i giovani che sono il futuro. Bisogna fare una rivoluzione culturale e Palermo ha tutte le caratteristiche per poterlo fare. Se la città lo vorrà, metterò tutto me stesso per costruire un progetto forte e concreto. Io sono pronto“.
A proposito dell’incontro con il sindaco Orlando, Mirri spiega che “È stato un confronto sulla visione del sindaco riguardo ai criteri da cui dovrebbe ripartire una nuova società. Che sia io o un altro soggetto, non si può prescindere da garanzie economiche certe e da una programmazione su almeno tre anni. Penso sia importante recuperare il tessuto cittadino. È arrivato il momento di dire basta alle colonizzazioni, gente che vede il Palermo solo come fonte di speculazione senza pensare a un progetto che tenga conto dei tifosi e del futuro. Questo è il tempo in cui noi palermitani dobbiamo rimboccarci le maniche per dimostrare cosa sappiamo fare. Se posso sostenere il club? Per i primi tre anni sì. Fino alla Serie B ci arrivo. Poi, ci sarà la porta spalancata a investitori veri, autentici e credibili che abbiano risorse e capacità economiche tali anche da arrivare in Champions. Ritengo che aprire alla città con un azionariato popolare sarebbe un primo passo importante come hanno fatto a Parma. Io, se la città vorrà, sarò solamente un custode temporaneo di un bene assoluto e collettivo che è la squadra della nostra terra“.