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Palermo, lo stoico Pergolizzi: con le stampelle va più veloce di tutti gli altri allenatori

Il tecnico rosanero guarda tutti dall’alto e stringe i denti nonostante il tendine d’Achille rotto e la necessità sempre più impellente di curare l’infortunio rimediato in partitella con i suoi ragazzi

Un martello incessante. Ci sarà un motivo se tutti i giocatori descrivono l’allenatore del Palermo Rosario Pergolizzi allo stesso modo. Non c’è calciatore che non abbia lavorato con lui che dice qualcosa di diverso. E basta vedere una seduta di allenamento per capire il motivo. “La fame non deve mai passare – dice ai suoi giocatori, capaci di vincere otto partite su otto dall’inizio del campionato, per tenerli tutti sulla corda durante un esercizio – Non abbiamo fatto ancora niente. Continuare, pedalare, veloce, dai, dai”.

E non ci sono stampelle che tangano. Con un tendine d’Achille rotto il 30 settembre proprio durante una partitella con i suoi giocatori, Pergolizzi continua a lavorare e andare in panchina come se quel tendine fosse ancora perfettamente attaccato. E invece inizia anche a dargli qualche problema. “Cerchiamo di mantenere la situazione – ha detto prima di una conferenza stampa qualche giorno fa – perché il rischio è che la lesione si aggravi, se ora è da tre centimetri, può diventare dieci e poi è un problema risistemare tutto. Ma per me il dolore non è un problema, io vorrei avere addosso tutti gli acciacchi dei miei giocatori pur di toglierli a loro. Vado avanti con infiltrazioni e antidolorifici. La squadra viene prima di tutto”.

Lui cerca di prenderlo in giro quel pezzo di sé che si è rotto, cercando di rimandare il più possibile l’intervento chirurgico che prima o poi dovrà per forza fare. Prima di tutto, per Pergolizzi, va portato avanti il lavoro del gruppo che si sta formando dopo i primi due mesi di lavoro. Troppo importante l’occasione che gli ha dato il nuovo Palermo per dimostrare che lui è all’altezza del compito che gli è stato affidato. E poco importa se ci sono tifosi che sostengono il contrario, che lui non è capace di leggere le partite o di azzeccare le sostituzioni. Per lui parlano non solo i risultati, ma anche il rapporto che ha con i suoi giocatori. Alcuni di questi ancora nemmeno scesi in campo per un minuto. “Quando un giocatore come Santana – ha spiegato dopo la partita contro il Licata – in allenamento lavora per continuare a migliorarsi, a un allenatore viene tutto più facile. Il gruppo si nutre di esempi positivi e cerca di crescere sotto tutti gli aspetti”.

Pergolizzi con il suo allenatore in seconda Francesco Libro, il collaboratore tecnico Rosario Compagno, i preparatori atletici Marco Petrucci e Guglielmo Pillitteri, e con il preparatore dei portieri Michele Marotta studia di settimana in settimana il tipo di lavoro migliore in base all’avversaria di turno. Se forzare su un determinato concetto o portarne avanti altri, se alleggerire i carichi di lavoro su un giocatore o intensificarli su un altro. Una volta impostato il lavoro della squadra lui resta in piedi con l’aiuto delle ormai fidate stampelle. Si siede solamente a fine allenamento se qualcuno ha bisogno di parlare.

Domenica dopo la partita è persino andato a saltare sotto la curva tanta era la voglia di stare con la squadra. E sarà per questo se suo figlio Marco gli ha dedicato poche ore fa un post su Facebook. “Le sfide sono ciò che ti hanno contraddistinto nella vita – ha scritto il figlio di Pergolizzi – e nel tuo lavoro con sacrificio umiltà e dedizione, nonostante il problema al tendine, non hai mai mollato. Sei lì con i tuoi ragazzi a lottare e inseguire il tuo obbiettivo e il sogno di una città intera, facendo un lavoro straordinario. Continua così, meriti tutto questo. Chapeau per te, papà”.

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