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Palermo, Crivello profeta in patria

Il difensore palermitano è entrato nel cuore dei tifosi rosanero con il suo modo di giocare. E domenica ha indossato anche la fascia di capitano. Il ritratto

La questione dei palloni in campo a Frosinone l’ha voluta risolvere subito. Roberto Crivello, classe 1991, ha giocato d’anticipo pure in quella circostanza, come del resto gli piace fare anche sul campo. La prima cosa che ha fatto quando è arrivato in rosanero è stata prendere le distanze da quello che accadde quella sera. “Non sono stato io a tirare i palloni – ha detto il giorno della sua presentazione a proposito della discussa finale dei playoff di B contro il Palermo – e chi lo ha fatto ha capito subito di avere fatto una grande cazzata. Quello che è accaduto è stato imbarazzante”.

Al di là di quelle parole, Crivello non ne ha dovute spendere chissà quante altre per entrare nel cuore dei tifosi rosanero. Per lui hanno parlato i fatti e gli interventi duri, ma puliti, precisi e puntuali, a volte anche in extremis come domenica a Nola, che sono valsi tantissimo nell’economia delle nove vittorie di fila che ha ottenuto il Palermo. Già, perché se Cappiello avesse portato in vantaggio il Nola con quella fuga quasi in solitario da centrocampo fino ad arrivare davanti a Pelagotti, chissà come sarebbe andata a finire domenica la partita per la squadra di Pergolizzi. Troppo equilibrata la situazione per avere la certezza che i rosanero sarebbero riusciti a rimontare anche stavolta. “Faccio i complimenti al Nola – ha detto Crivello nel post partita – Abbiamo portato a casa una vittoria con tantissimo carattere. Nel primo tempo abbiamo rischiato anche di prendere gol”.

Ma è stato proprio lui ad impedirlo, inventandosi un recupero ai limiti dell’impossibile con un intervento in scivolata, sbucando praticamente dal nulla, proprio nel momento in cui Cappiello ha calciato in porta. E peccato se ha lasciato un altro po’ di pelle sul sintetico come gli era successo a Locri contro il Roccella per un’altra scivolata decisiva. Il suo modo di giocare è questo e il Palermo lo ha ingaggiato esattamente per queste sue caratteristiche.

Parole a parte, Crivello ha impiegato nove settimane per avere anche la soddisfazione di indossare la fascia di capitano. “Siamo un po’ tutti quelli che nello spogliatoio si fanno sentire per caricare la squadra – ha detto in un’intervista al sito ufficiale rosanero qualche giorno fa – ma quello che si fa sentire di più prima della partita è Santana”. E proprio l’argentino gli ha ceduto la fascia promuovendolo sul campo. Strano il destino di Crivello, palermitano che nel giorno libero ti può capitare di incontrare al supermercato o in piazza a Mondello con la famiglia. Legatissimo al Palermo, ma divenuto rosanero solamente quando la squadra è stata cancellata dal calcio che conta.

Sono cresciuto fra Partanna e Mondello – ha detto di sé – mi piacciono le cose normali e semplici. Mi piace la pasta al forno della nonna e la Formula 1. Palermo, con tutti i suoi difetti e la sporcizia, per me resta la città più bella del mondo”.

A Frosinone è diventato una bandiera con 103 partite e una doppia promozione dalla C alla A che spera di ripetere anche in rosanero. A San Marino si è conquistato il soprannome di El Tractor quando giocava ancora da terzino sinistro. Un appellativo che ha sostituito quello che aveva da bambino, “Ieia”, quando era così piccolo da non riuscire a pronunciare il nome di suo fratello Andrea storpiandolo proprio in “Ieia”. Già allora aveva in testa solo il calcio. “Fin da piccolo era la mia passione – ha raccontato – non ho mai pensato di fare un altro lavoro. Sono andato via di casa a 13 anni per giocare a calcio (dalla Tieffe Parmonval al settore giovanile della Juventus, ndr), ho fatto la testa tanta a moltissimi miei compagni di squadra sulla bellezza della mia città e di Mondello. Mi era sempre mancato giocare in rosanero, è una cosa che ho voluto fortemente e che adesso mi rende orgoglioso”.

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