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Palermo, Di Marzio punta sul nuovo club: “Organizzazione già da Serie A”

L’ex allenatore rosanero, osservatore ed esperto di calcio internazionale ha parlato a Mediagol della società presieduta da Dario Mirri e del momento che sta vivendo la squadra di Pergolizzi

Penso che il Palermo stia facendo le cose bene, direi da Serie A, al di là che parliamo di un campionato che in teoria è scontato che i rosanero vincano, anche se nel calcio non si può mai dire. Per quella che è la piazza di Palermo, con un pubblico meraviglioso ed una grande tradizione alle spalle, i nuovo vertici societari hanno fatto le cose serie, con competenza e sobrietà, senza suonare troppe grancasse, quindi io mi sono fidato immediatamente”. Lo vede così il nuovo Palermo Gianni Di Marzio, ex allenatore rosanero e grande esperto delle cose di calcio non solo italiano, ma anche internazionale intervenuto ai microfoni di Mediagol.it.

“Ci sono degli addetti ai lavori di alto livello – continua Di Marzio – gente che conosce il proprio lavoro: professionalità, passione e competenza come tratti distintivi della dirigenza. Castagnini e Sagramola sono una coppia di manager da Serie A, possono gradualmente fare un percorso di alto livello, sempre che la la proprietà riesca a mettere a disposizione il budget necessario per poter poi soddisfare le esigenze del campionato e del pubblico. Tralasciando il rush finale dell’attuale campionato di Serie D, adesso inizieranno progressivamente maggiori difficoltà, non tanto nella prossima stagione, ma quando poi la squadra approderà in Serie B.  Il reale gap tra Serie D e Serie C? C’è una grande differenza, i semi-pro hanno calciatori un po’ già da Serie B, il livello di competitività è sensibilmente più alto, considerando anche che ci sono delle piazze importanti con squadre che hanno un blasone ed un bacino d’utenza importante come Reggina, Bari e Catania.

Di Marzio ha raccontato anche la storia della salvezza nell’anno in cui è stato consulente di Zamparini, svelando anche un retroscena. “L’unico aneddoto che posso raccontare – dice Di Marzio – è che quando mi chiamò Zamparini mi premette puntualizzare subito che sarebbe stato importante far lavorare l’allenatore in santa pace, essendo il patron rosanero dell’epoca un passionale che amava disquisire nelle questioni tecniche in virtù di un’oggettiva competenza calcistica.  Da dirigente mi fece lavorare tranquillo e lo fece anche con Ballardini, la rosa era obiettivamente importante e avrebbe potuto fare un campionato molto diverso rispetto a quello che ha fatto. Non facemmo altro che cercare di sensibilizzare, caricare e responsabilizzare i giocatori, per quanto riguardava il sottoscritto fu quello il fulcro del mio operato. Avevo vinto spesso il campionato di Serie B: un anno a Catania da tecnico e un anno da direttore sportivo a Venezia, un’altra stagione col Catanzaro e avevo  spesso con i club per cui ho lavorato ottenuto la promozione in A. Il campionato lo conosco abbastanza bene, non dico come le mie tasche ma quasi. In Serie A ho fatto una storica finale di Coppa Italia alla guida di un Napoli che condussi al quarto posto in campionato ed alla relativa qualificazione in Coppa Uefa, conosco come funziona un certo rapporto con i calciatori, soprattutto le modalità di approccio ed interazione con i giocatori stranieri, trasmettemmo loro fiducia, coesione e il senso di appartenenza facendo quadrato con i senatori di quella squadra. Gilardino era veramente un grande, Maresca, calciatore di carisma e qualità, aveva già nel DNA leadership e futuro da allenatore,  incarnandone già tutte le attitudini. Sorrentino è un uomo vero,  con giocatori di spessore e uomini veri si fanno le squadre. Noi riuscimmo principalmente grazie a loro a ottenere quell’impresa che sembrava ardua ma Palermo meritava questo e altro”.

Di Marzio è stato anche vicino a diventare presidente del Palermo.Avevo subito avvertito Zamparini – ricorda Di Marzio – quando mi offrì la poltrona, gli dissi che il mio lavoro era un altro, avevo già incarichi e diverse consulenze con club esteri, per cui non avevo tempo di ricoprire quella carica, mi piaceva troppo quel ruolo che svolgo ancora adesso. Non avevo spazi e tempi necessari per accettare la sua proposta e ricoprire la carica di presidente del Palermo. Zamparini voleva che io diventassi presidente, oppure direttore generale, mi offrì anche un contratto lauto e sostanzioso ma io con molto raziocinio ed altrettanto realismo decisi  di defilarmi e mettermi da parte”.

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