I pm hanno prodotto nuovo materiale investigativo per chiedere la conferma delle misure cautelari verso i Tuttolomondo
Una intercettazione su un credito in sospeso per una fidejussione è l’ultimo atto depositato dai pm in merito al crac del Palermo e sul quale sta indagando la Finanza per bancarotta fraudolenta.
Come riportato nell’edizione odierna de Il Giornale di Sicilia, infatti, i pubblici ministeri Dario Scaletta ed Andrea Fusco hanno depositato nuovo materiale investigativo per chiedere la conferma delle misure cautelari. “Secondo il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, il giro di crediti Iva, veri o presunti, aveva stritolato la vecchia società rosanero e sgonfiato il pallone in città. Recuperare liquidità senza badare troppo al metodo, se il risultato è garantito, sembra a parole l’unica cosa che conta. Riccardo Tuttolomondo lo spiega a Giovanni Luca Felli, amministratore unico, fra le altre, della Vip Line, società di noleggio auto, senza bilanci e dichiarazioni fiscali dal 2016, che avrebbe stipulato il contratto con la Colombin & Figlio, società triestina produttrice di tappi di sughero finita nell’orbita dei Tuttolomondo. Quel contratto, secondo l’accusa, sarebbe stato uno dei modi, attraverso un uomo di fiducia, per svuotare la società”.
L’intercettazione, risalente a una settimana prima dell’arresto di Salvatore e Walter Tuttolomondo, è quella di Riccardo Tuttolomondo, figlio di Salvatore, il quale fa riferimento “a un vecchio credito, appuntano gli investigatori, vantato da Salvatore Tuttolomondo nei confronti del brindisino Edoardo Corrado Caforio, in occasione della mancata emissione della fidejussione per l’iscrizione del Palermo calcio al campionato di Serie B nella stagione 2019-2020″.