L’intervista del Corriere dello Sport al portiere rosanero: “Dopo il rendimento mostrato, non gradivo sapere in partenza di finire in panchina. Stellone è leale. Foschi dà serenità”
Nella scorsa stagione è stato protagonista tra i pali rosanero, superando nelle gerarchie l’ex Josip Posavec e conquistando i tifosi rosanero grazie al carisma da veterano e a prestazioni più che convincenti: anche quest’anno Alberto Pomini vuole ritagliarsi uno spazio nel Palermo che lotta per la massima serie.
Una maglia da titolare sabato a Cosenza? “Ne ho voglia, se arriva è una gioia – dice Pomini intervistato dal Corriere dello Sport -. Dopo vent’anni di carriera l’emozione c’è ancora, ma non più l’ansia da prestazione: ormai mi diverto, può andare bene o male, resta l’entusiasmo. E scoprire di essere utile è gratificante. La A la sentiamo vicina: c’è già scappata, ora non vogliamo fallire. Non ci sfuggirà”.
Dopo una stagione da protagonista, con l’acquisto di Alberto Brignoli il portiere classe ’81 è tornato in panchina: “Dopo il rendimento mostrato, non gradivo sapere in partenza di finire in panchina – ammette Pomini -. Ma ho la maturità per capire le situazioni; mi sono messo a disposizione perché è quello che mi è stato chiesto. Ora, cerco di sfruttare le occasioni che Stellone mi offre. Brignoli non si discute ed è giusto che sia protagonista. Ogni tanto rischia, ma sono le sue caratteristiche ed è giusto che le mantenga”.
“Non ho voglia di smettere – conclude Pomini rispondendo sui progetti futuri -. Sarebbe il massimo conquistare la A e continuare qui, dove mi sento importante, a prescindere. Con Stellone ho un ottimo rapporto. E’ leale, se ritiene di fare turn-over non cambia idea, a prescindere da tutto. Anche perché crede in noi. E quando la persona che allena ti mostra fiducia, è più facile condividerne le scelte. Lui se promette, mantiene. A me la serenità arriva da Foschi che mi ha rassicurato: “Non ti preoccupare, se andiamo in A, ci sarà spazio per te”. Io vado dritto come una fucilata finché ne ho”.