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Palermo, ecco perchè Zamparini è ancora ai domiciliari. La Cassazione…

Pubblicate ieri le motivazioni dalla Suprema corte della sentenza dello scorso 25 gennaio che hanno confermato la sussistanza delle esigenze cautelari per l’ormai ex patron rosanero

Maurizio Zamparini deve rimanere ai domiciliari perché non c’è evidenza della prova della sua estraneità al nuovo corso iniziato con la cessione agli inglesi“. Le anticipazioni dello scorso gennaio di Repubblica, con il faccendiere Corrado Coen a muovere le fila di una cessione bluff a Sport Capital Group, trovano riscontro nelle motivazioni della Cassazione depositate ieri a proposito della sentenza numero 23151 relativa alla conferma degli arresti domiciliari per l’ex patron del Palermo per il rischio “concreto e attuale di reiterazione dei reati“, per la “pervicacia e il totale dispregio della legge dimostrati dall’indagato”, che “ha agito in modo continuativo per occultare la verità e perseguire i propri interessi nonostante le verifiche in corso da parte sia del giudice civile che penale, anche al fine di eludere le stesse, attraverso l’uso di società e soggetti di comodo”.

A quattro mesi di distanza, e con una nuova cessione concretizzata nel frattempo alla holding guidata da Arkus Network lo scorso 3 maggio, sono state rese note le motivazioni che hanno indotto la Suprema corte il 25 gennaio a confermare le esigenze cautelari per Zamparini, tutt’ora ai domiciliari nella sua residenza di Aiello del Friuli. Per la Cassazione i legali di Zamparini, nella documentazione inoltrata ai giudici per chiedere la revoca delle esigenze cautelari, non descrivono “analiticamente il contenuto degli atti depositati a supporto della stessa prospettazione (atto di cessione delle quote della società e verbale dell’assemblea dei soci con le dimissioni dei vecchi organi amministrativi e la nomina dei nuovi), dal cui tenore emerge, anzi, l’esistenza di condizioni rispetto all’esecuzione dell’operazione, il cui avveramento resta da definire”.

Per la Cassazione il Tribunale del riesame di Palermo, in maniera adeguata con l’ordinanza del 5 ottobre 2018 che ha applicato la misura dei domiciliari a Zamparini resa esecutiva solo dopo il pronunciamento della Suprema corte, ha “dato conto dell’irrilevanza delle formali dimissioni dell’indagato dall’amministrazione della società, evidenziando che lo stesso ha continuato la sua attività di gestione tramite altri. Né può assumere rilevanza in senso contrario la circostanza che per tali soggetti (l’ex presidente del Palermo Giovanni Giammarva, la segretaria personale di Zamparini Alessandra Bonometti e l’ex presidente del collegio dei sindaci Anastasio Morosi) sia stata espressamente esclusa la sussistenza di esigenze cautelari. Tale esclusione è dovuta infatti semplicemente alla natura di prestanome dei soggetti in questione, che ha fatto venir meno le esigenze cautelari nei loro confronti dal momento in cui hanno cessato di svolgere la loro attività in nome e per conto di Zamparini. Il quale proprio avendo esercitato il controllo tramite tali soggetti per un tempo prolungato e continuativo, evidenzia una spiccata tendenza a reiterare gli illeciti“.

Questo pronunciamento della Cassazione di fine gennaio ha messo in moto la procura federale che ha chiesto alla quinta sezione del tribunale civile di Palermo il commissariamento del club (esigenza che dovrebbe essere venuta meno con la cessione ad Arkus Network e che sarà discussa in udienza venerdì) e ha deferito il club ottenendo in primo grado la retrocessione all’ultimo posto del campionato di B dei rosanero per illeciti amministrativi.

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