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Palermo, Castagnini: “Non siamo poi così lontani da una squadra di Serie B”

Il direttore sportivo rosanero racconta come è nata la squadra che sta guidando il campionato, le sue ambizioni, i programmi societari e le paure prima di iniziare il suo lavoro con Sagramola

All’inizio non sapevo se fossi all’altezza. No, era complicato. Ero terrorizzato, poi quando cominci a lavorare tutto cambia, ci metti al testa. Finché non c’è il campo come giudice non sai quello che hai costruito. Essere più o meno forte non è valutabile a tavolino. Rinforzare? Di sicuro. Non penso molto, questa squadra non è così lontana da una B. Almeno come percezione, come qualità. Devi rimpinguare i reparti, mettere a posto un po’ di cose, lo fanno tutti. Juventus compresa”. Lo detto il direttore sportivo del Palermo Renzo Castagnini ai microfoni di Tuttomercatoweb nello speciale dedicato alla rinascita del club rosanero.

“Con Sagramola abbiamo lavorato insieme – dice Castagnini – c’è un feeling particolare, ci conosciamo bene. Però non conoscevo la categoria, non sapevo cosa fosse. Quando brancoli nel buio non puoi sapere il valore di quello che vai a costruire. Finché non c’è il campo come giudice non sai quello che hai costruito. Essere più o meno forte non è valutabile a tavolino. Se vinci hai fatto il tuo, se non vinci sei un coglione”.

La squadra ha un obiettivo evidente: la promozione. “È ovvio, abbiamo costruito per la Serie C – dice – Non possiamo nemmeno però pensare di smantellare ulteriormente la squadra, l’anno prossimo, cambiando 27 giocatori. Siamo contenti, c’è un impianto di livello. Qualcosa da fare ci sarà. Non penso molto, questa squadra non è così lontana da una B. Almeno come percezione, come qualità. Devi rimpinguare i reparti, mettere a posto un po’ di cose, lo fanno tutti. Juventus compresa”.

A chi gli chiede quanto sia più difficile la C rispetto alla programmazione a vincere di una squasdra di calcio, Castagnini risponde in modo chiaro. “A Salerno e Cosenza il campionato l’ho vinto – dice – non è impossibile ma ne sale solamente una, poi ci sono i playoff. Ci sono squadre che spendono molti soldi: il Monza, la Reggina, il Benevento. Ci sono investimenti pazzeschi e non salgono tutte. Devi trovare equilibrio ed entusiasmo, non basta spendere per vincere. Servono giocatori nella testa. A Brescia abbiamo fatto cose straordinarie, la nostra squadra aveva poco meno di 21 anni di media. Abbiamo vinto con 4 gol contro il Cagliari, ci vuole fortuna”.

Sui modelli che deve seguire il Palermo Castagnini dice che bisogna vivere di entusiasmo. “Bisogna vivere il momento – dice Castagnini – cercare di fare risultato. I palermitani vogliono loro concittadini, questa è la chiave di questo entusiasmo. Vinci un campionato, ma poi devi vincere quello dopo. Il sogno è di fare come il Parma, lavorare per quello. Ce lo impone la città, con 20 mila spettatori, che possono diventare 30. È una responsabilità. Beh, sarebbe fantastico. Si vive di sogno, non solo di stipendio. La nostra professione è quella di difendere il nostro lavoro. Se non avessi stimoli, a 63 anni, starei a casa con i nipotini e non a Palermo. Qui c’è uno stimolo, il lavoro non ti pesa, l’età, le distanze. C’è un mondo da scoprire. Questa è la quinta città d’Italia. A me ora non interessa la A, la B, la C. Sono in D, guardo queste squadre. Sognare è bello, ma viviamo il momento”.

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