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Mazzola: ‘Calcio e Coronavirus? Un esempio mancato ma non per colpa dei giocatori’

La bandiera dell’Inter lancia un appello: ‘Bisognava fermare il campionato prima. I giocatori devolvano il cinque per cento dello stipendio a ricerca e ospedali’

Il calcio è importante nella società odierna e i calciatori possono fare molto, sia come esempio, sia per la disponibilità economica. In questa emergenza sanitaria dovuta all’espandersi dei contagi da Covid19, o Coronavirus, forse non tutto quanto si poteva fare è stato fatto.

Sandro Mazzola, bandiera dell’Inter e personaggio anche fuori dal campo, lo dice con chiarezza: “Bisognava fermare il campionato prima, evitare le trasferte delle squadre. Non era tanto difficile ipotizzare che il virus potesse raggiungere anche i calciatori. Impossibile pensare di non abbracciarsi dopo un gol. Quando l’azione si conclude con un gol è normale che i compagni ti festeggino. Il calcio è uno sport di contatto, di contrasti, di giocatori in barriere e di mischia in area. E i calciatori si sono contagiati”.

Se fermarsi sarebbe stato giusto, ma non dipendeva più di tanto dai giocatori propendere per tale scelta, i calciatori possono fare qualcosa di significativo per l’Italia. “I giocatori potrebbero fare una cosa molto bella in questo momento, devolvendo il cinque per cento del loro stipendio alla ricerca e agli ospedali – dice Mazzola, confermando quanto già detto in una trasmissione radio – Quando giocavo lo facemmo in diversi per l’alluvione di Firenze nel 1966. Sarebbe un gesto importante e, in fondo, l’intenzione giusta per fare qualcosa di molto bello. Poi magari qualcuno l’ha già fatto e non lo fa sapere”.

Secondo la bandiera dell’Inter i calciatori spesso sono “catalogati come superficiali o mercenari, in questo frangente hanno l’occasione di dimostrare che non è vero, mettendosi al servizio della collettività. In Serie A guadagnano molto e il 5% dello stipendio contro il Coronavirus non dovrebbe costituire un grosso sacrificio e, soprattutto, sarebbe una scelta intelligente”.

Quanto alla situazione di isolamento in casa, anche Mazzola la vive come tanti, abituati alla velocità delle città del nord: “Sembra tutto surreale, un Paese bloccato, silenzioso e rallentato. Non ero abituato né preparato, mi toglie il fiato. Ciò che mi colpisce è il fatto che quando esco da casa per fare una passeggiata c’è il deserto totale”.

 

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