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Palermo, c’era Sonzogni nell’ultima in C con il Catania: “Fu un derby da A”

L’allenatore bergamasco nel 2000-01 era sulla panchina dei rosa che schiantarono gli etnei 5-1 involandosi verso la B

Il suo era un calcio champagne: tattica del fuorigioco, difesa alta e cambi di campo. Era questo il marchio di fabbrica di Giuliano Sonzogni, allenatore del Palermo nel 2000-01, nell’ultimo derby con il Catania in serie C. Quel pomeriggio, il 23 ottobre 2000, finì con un clamoroso 5-1 con i gol di Cappioli, La Grotteria, il gol rossazzurro di Cicconi e poi ancora Cappioli e doppietta di Elia per un risultato strabordante che lanciava il Palermo sempre più al comando. Poi quell’anno i rosa vinsero il torneo, approdando in B, ma senza Sonzogni in panchina, esonerato a due giornate dalla fine dopo che il Messina aveva recuperato 8 punti in 5 partite.

Che ricordo ha di quella partita con il Catania?

“Vincenmo 5-1 e sulla panchina del Catania c’era il mio amico Guerini, il quale ogni volta che ci vediamo me lo ricorda sempre. Nello stadio c’era un pezzo di curva chiusa, ma per il resto sembrava di essere in A, tanto che durante la settimana scrissero che quell’incasso era il quinto dalla A alla C. Quel campionato lo giocammo quasi sempre in testa, e poi finì come finì.

Qual è il suo rapporto con Palermo?

“Non sono il tipo di persona che dice di essersi trovato bene tanto per far piacere ai tifosi, quindi, se lo dico è perché lo sento davvero. Ho vissuto in modo più intenso la mia professione di allenatore a Palermo ed a Salerno e sono rimasto legato ad entrambe: due città molto grandi, con stadi e pubblici importanti, dove se giochi bene la città riconosce il gioco che la squadra ha espresso. Mi sono trovato bene, tranne quell’incidente alla fine…”.

Qual è il suo giudizio sul calcio di oggi?

“Noto un regresso generalizzato, dovuto in buona parte alla presenza di troppi stranieri. L’Italia ha vinto 4 mondiali e svariati campionati europei Under 21 o di altre categorie. Non penso che altre nazioni ci debbano spiegare come si gioca al calcio, l’Italia in questo ha sempre primeggiato. In ogni squadra di serie A si trovano al massimo 2 o 3 italiani è questo è una offesa alla nostra cultura calcistica. Se gli stranieri fossero dei campioni, allora potrebbero far crescere i nostri, ma fatico ad arrivare a cinque se dovessi contare i campioni, mentre gli altri sono discreti giocatori. E poi, prendo ad esempio l’Atalanta, essendo io bergamasco: Da 3-4 anni è al top e sta facendo benissimo, ma in campo non c’è un italiano se non il portiere e la provincia di Bergamo ha dato tantissimi campioni alla Nazionale. L’altro giorno leggevo la formazione della Primavera ed anche in questo caso, mentre prima c’erano 9 bergamaschi, adesso c’è un solo italiano. A questo punto è inutile portare avanti le giovanili”.

Il Palermo sta stendando quest’anno, che derby si aspetta?

Vedo che ha giocato pochissimo, mentre il Catania ha disputato qualche partita in più. Si tratta di due città importantissime, ma lunedì non ci sarà il pubblico e lo stadio vuoto darà un senso di tristezza. Senza gli spettatori si segna di più, ma c’è una spiegazione. Con 50 mila persone sugli spalti anche un calciatore mediocre, scarsino o appena sufficiente è concentrato per evitare errori, altrimenti sa che gli pioverebbero addosso i fischi. Senza spettatori, invece, il giocatore scarso diventa ancora più scarso, non c’è più la pressione positiva del pubblico e, così, si commettono tanti errori. Basta guardare l’incremento dei calci di rigore…”

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