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Palermo, Ricciardo si confessa: “Spero di diventare re dei bomber”

L’attaccante rosanero ha parlato delle sue aspettative nel corso della trasmissione “Siamoaquile” in onda su Trm. “Se ci hanno accolto così dopo una vittoria, non so che accadrà se vinciamo la D?”

Re dei bomber? Spero di poter essere chiamato così a fine anno. La gente ci teneva al mio primo gol in trasferta, ma a me non pesava non aver segnato fuori casa: avrei messo solo la firma per fare gol in tutte le partite dentro e fuori casa e far segnare anche altri compagni”. Lo ha detto Gianni Ricciardo a Trm nel corso della trasmissione Siamoaquile sulle sue ambizioni di capocannoniere.

La partita di Biancavilla? La Serie D è una giungla, può succedere di tutto. Ne vedremo di tutti i colori in trasferta. Dobbiamo calarci bene nella mentalità di questa categoria cercando sempre di portare a casa il risultato. Ogni partita è difficile, soprattutto se ti chiami Palermo: contro di noi tutte le squadre provano a mettersi in mostra. Il Palermo? L’impatto è stato superiore a quello che mi aspettavo, conoscevo questa piazza attraverso la TV e sapevo che qui c’era qualcosa di speciale. Quando sono arrivato qui ho percepito, fin dal primo giorno, il calore della gente. In ogni partita tutti daranno il 100%, anche le squadre sulla carta inferiori. Non è per nulla scontato fare 7 vittorie di fila e non sarà semplice ripeterle. Ci saranno momenti di difficoltà, però la cosa importante sarà affrontare i momenti difficili tutti uniti. L’equilibrio nel calcio è fondamentale, così come nella vita: senza quello difficilmente si raggiungono gli obiettivi. Bisogna seguire una retta via, solo così si raggiunge un obiettivo. Noi come squadra vogliamo isolarci e pensare gara dopo gara. C’è ancora un campionato intero, finché non ci avviciniamo alla matematica non possiamo stare tranquilli“.

Il gol subito a Biancavilla? La cosa importante è che abbiamo saputo reagire subito. Secondo me dobbiamo essere più ignoranti e migliorare questo aspetto: come lo sono gli avversari quando giocano in casa contro di noi. In questo campionato l’ignoranza è fondamentale, non bisogna solo essere belli e giocare bene. Rigore sbagliato a Marsala? Il pallone nei rigori pesa sempre, ma io sono sempre pronto a prendermi le mie responsabilità. Il mio desiderio era quello di esultare con i tifosi, ma purtroppo il portiere l’ha parata. La settimana dopo dentro di me sentivo di essere infastidito quindi contro il San Tommaso mi sono sfogato. Chiudere la carriera a Palermo? Io ragiono giorno per giorno, ma il pensiero devo dire che mi piace tantissimo. Per ora penso solo al campionato e alla prossima gara contro il Licata”.

“Giocare qui è come giocare in serie A, a Palermo viviamo cose che in alcuni campi di B e A non esistono. Parlare di categoria è riduttivo e, nel caso del Palermo, è solo una lettera. Quando alla prima amichevole ti ritrovi quasi duemila persone in un posto sperduto, capisci cosa significa: questo è un ambiente magico, le emozioni che si vivono qui non le trovi in nessuna categoria. Quando stavo a Cesena l’anno scorso, pranzando con i miei compagni è uscita la notizia del rischio fallimento del Palermo e li ipotizzavamo: ma se dovesse andare veramente in D ci trasferiamo tutti a Palermo?. Quando si è verificata la catastrofe, il mio primo pensiero è stato subito quello. Dopo Cesena, avevo deciso di continuare a giocare al nord e solo il Palermo avrebbe potuto farmi cambiare idea. Per questo, quando finalmente la chiamata è arrivata, ho preso il primo aereo senza pensarci due volte. L’altra sera quando ci hanno aspettato allo stadio, nella mia testa ho pensato se ci aspettano in questo modo dopo una gara vinta fuori, non oso immaginare cosa accadrà se raggiungeremo l’obiettivo promozione”. 

 

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